A pochi chilometri da Nuoro sorge il borgo di Oliena, situato ai piedi del monte Corrasi. Oliena è un paese ricco di bellezze naturali e caratterizzato anche da una forte tradizione artigianale e vinicola.
Una delle più autentiche e suggestive tradizioni del paese è la cerimonia de “S’incontru”, che si svolge ogni anno il giorno di Pasqua. Furono probabilmente gli spagnoli, nel XV secolo, ad introdurre la cerimonia che si è mantenuta inalterata fino ad oggi. Si tratta dell’incontro tra il simulacro del Cristo Risorto e quello della Madonna.
La mattina di Pasqua si tengono due distinte processioni. Una parte dalla chiesa di San Francesco di Paola con la statua della Madonna vestita a lutto col velo nero, che va alla disperata ricerca del figlio per le vie del paese; l’altra parte dalla chiesa di Santa Croce con la statua del Cristo.
I giovani vestiti in costume portano i due simulacri a spalla durante tutta la processione per le vie del paese, mentre gli abitanti di Oliena accompagnano le due processioni indossando anch’essi l’abito della tradizione sarda, interamente ricamato e lavorato a mano e dai colori variegati. In tal modo si uniscono la ritualità legata alla Pasqua e il folklore.
“S’Incontru” avviene nella Piazza di Santa Maria ed è annunciato da centinaia di fucilieri che sparano in aria a salve come segno di buon augurio e di devozione. Dopodiché nella piazza cala il silenzio. Il momento più importante è quello in cui i portatori dei simulacri si inchinano, contemporaneamente, così da mostrare il Cristo Risorto che si inchina di fronte alla Madre. Il sacerdote, al centro della piazza, toglie il velo nero alla Madonna, per mostrare l’abito azzurro, a indicare la gioia per la Resurrezione. Alla fine di questa suggestiva cerimonia le campane della Chiesa di Santa Maria, che in genere rimangono silenziose per tutto l’anno, suonano a festa.
Dopo l’incontro la processione prosegue fino alla chiesa di Sant’Ignazio dove si celebra la messa. La sera i festeggiamenti si chiudono con balli tradizionali, musica e offerte di cibo, come segno di generosità e ospitalità.