Il museo Sa Omu de sa Maja si trova in un edificio databile alla fine del XVII secolo. Il nome deriva dal rinvenimento, durante i lavori di restauro, di una “magia bianca”, una formula scritta racchiusa in un sacchetto di lino grezzo. Il posizionamento della “magia” all’esterno dell’abitazione ci fa capire che la formula, accompagnata da ritagli di stoffa colorata, doveva proteggere la casa stessa ed i suoi ospiti dagli spiriti malefici.
Il museo espone collezioni relative alle antiche tradizioni magico-religiose della Barbagia di Seulo. La sala dedicata alla magia ospita una serie di amuleti e oggetti utilizzati per proteggere e scongiurare il male. Un angolo è riservato alla strega seuese Catalina Lay, accusata e processata nel 1583. Un’altra sala è dedicata alla maschera seuese “Sa Mamulada”. Questa faceva la sua comparsa il 17 gennaio, durante “Is Fogus” o “Is Fogoronis” per l’accensione del fuoco dedicato a Sant’Antonio Abate o Sant’Antoni de su fogu.
Al piano superiore si parla del ciclo della vita e della morte, con la riproduzione fedele di un catafalco. La scena mostra un defunto ben vestito, con piedi e bocca legati da una larga fettuccia nera per far si che rimanesse composto e sobrio. Attorno al morto vi sono le prefiche, donne in costume che “Attitavano” (cantavano) ricordando la persone deceduta.
L’ultimo ambiente è dedicato alle tre parche. Ognuna rappresenta un momento importante della vita. Cloto, la più giovane, si occupava del momento in cui gli uomini vengono al mondo, e infatti teneva la conocchia; Lachesi filava tutti gli avvenimenti della nostra vita, mentre Atropo, la più vecchia, tagliava con le forbici il filo, che terminava il corso dell’esistenza dell’uomo.