Paganos - Carnevale di Lula

Foto di Luciana Petti

Paganos - Carnevale di Lula

Lula è un borgo di poco più di mille abitanti. Sorge sulle pendici del versante occidentale del Monte Albo, nel cuore della Baronia, nella Sardegna centro-orientale. Il paese è noto per i suoi giacimenti minerari, le testimonianze nuragiche e i suoi paesaggi mozzafiato. Tradizione radicata nel paese è il Carrasecare luvulesu, uno dei carnevali più suggestivi dell’Isola.

Il carnevale inizia il 16 gennaio con l’accensione del falò benedetto in onore di Sant’Antonio abate e la prima uscita maschere. Protagonista del carnevale di Lula è la maschera de “Su Battileddu”. Questo indossa abiti neri ed è coperto con pelli di pecora e montone. Ha il viso coperto dalla fuliggine e sporco di sangue. Sul capo porta un fazzoletto nero e due grandi corna, in genere simili a quelle di un cervo. “Su Battileddu” è la vittima sacrificale del carnevale di Lula. Tra le corna porta uno stomaco di capra (“sa ‘entre ortata”); sul petto porta i campanacci (“marrazzos”) e sulla pancia uno stomaco di bue pieno di sangue e acqua (“su chentu puzone”). Quest’ultimo ogni tanto viene punto e bucato in maniera tale da bagnare la terra e fecondare i campi, come auspicio di una buona annata agricola.

Durante le sfilate che si tengono la domenica, il lunedì e il martedì di carnevale, “Su Battileddu” è seguito dai “Battileddos Gattias”, degli uomini vestiti come delle vedove, con un fazzoletto nero sulla testa, e gambali in cuoio maschili (“sos gambales”). Questi intonano “sos attitos”, canti funebri in onore della vittima del carnevale, e cullano una bambola di pezza che di tanto in tanto porgono a delle donne che si trovano tra la folla chiedendo loro di allattarla.

In seguito le “Gattias”, sedute in cerchio, fanno il gioco del “pizzica ma non ridere” (“ pitzilica e non rie”). Il gioco consiste nel passarsi un ago e cercare di non ridere. Chi ride deve offrire da bere a tutti i partecipanti al gioco. Oltre alle” Gattias” il corteo è composto da “Sos Battileddos Massajos”, ovvero i custodi della vittima del carnevale. In genere sono vestiti da contadini e hanno il viso sporco di fuliggine. Portano in mano pungoli e funi di cuoio con le quali legano la vittima, “Su Battilleddu”, per poi prenderla a colpi fino ad ucciderla. Successivamente avviene la rinascita de “Su Battileddu”, che viene posto su un carro, trainato da due “Battileddos Massajos”, che vengono legati come fossero dei buoi.

Il Carnevale di Lula potrebbe raffigurare l’eterna lotta fra il bene e il male. Il nome della maschera, “Battileddu”, trae origine forse da “battile”, termine che in sardo significa “cosa inutile”, “straccio” o ancora “buono a nulla”, dunque una persona non utile alla comunità e che per questo poteva essere tranquillamente sacrificata per propiziare la fertilità dei campi; ma il nome potrebbe anche derivare dalla parola greca “bathileios”, ovvero ricco di messi, che non a caso era uno dei tanti nomi attribuiti a Dionisio. La maschera, caduta in disuso in seguito alle due guerre mondiali ed si riscopre nel 2001.

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Informazioni utili

Ingresso: Libero
Parcheggio: Si
Bar: Si

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