Lunissanti, Castelsardo

Foto di Gianni Biddau

Lunissanti, Castelsardo

Castelsardo è un piccolo borgo medievale di poco più di cinquemila abitanti che sorge su un promontorio affacciato sul golfo dell’Asinara. Fondato nel 1102 dalla famiglia Doria col nome di Castel Genovese. Prese il nome di Castel Aragonese quando divenne città regia nel 1448, in seguito alla conquista spagnola, e infine Castelsardo nel 1769 sotto il regno sabaudo.

Qui, come in tutta l’isola, i riti della Settimana Santa risentono del retaggio della dominazione spagnola. A Castelsardo, a differenza del resto della Sardegna, la giornata più sentita della Settimana Santa è il lunedì che precede la Pasqua, detto “Lunissanti”. In questa giornata i riti hanno inizio di primo mattino con la Messa nell’altare del Cristo Nero della Chiesa di Santa Maria.

Da qui parte la processione, aperta dagli “Apostoli”, che trasportano i Misteri, ovvero gli strumenti della Passione di Cristo; gli Apostoli (confratelli della Confraternita di Santa Croce) sfilano indossando un abito bianco stretto in vita da una cordicella e il volto coperto da un cappuccio bianco. Essi sono seguiti dai tre cori che intonano rispettivamente il Miserere, lo Stabat e lo Jesus. Il primo di questi reca in mano “Lu cabu di lu moltu”, ovvero un teschio di un castellanese ignoto. Il secondo reca con sé la statuetta dell’Hecce Homo e il terzo un crocifisso.

La processione si conclude nella basilica di Nostra Signora di Tergu, un paesino non molto distante da Castelsardo. Qui i Misteri vengono esposti davanti all’altare e si celebra la solenne Messa in cui i Misteri vengono presentati alla Madonna, accompagnati da “s’attitu”, il compianto sul Cristo mortoAlla fine della celebrazione, i partecipanti pranzano insieme all’aperto nel prato che circonda la basilica.

La sera si torna a Castelsardo, dove si celebra la “Notti Santa”, il momento più emozionante e suggestivo del Lunissanti. Spente tutte le luci, le piazzette e i vicoli sono illuminati soltanto dalle fiaccole rette dagli Apostoli e dai Cantori che compongono i cori “a cuncordu”, caratterizzati da quattro voci maschili. Questi, portando con sé i Misteri e intonando ancora una volta il Miserere, lo Stabat e lo Jesus, percorrono tutte le stradine dell’antico borgo medievale, in penombra, seguiti dalla folla; é un rituale particolarmente suggestivo che permette di fare un salto indietro nel tempo, al Medioevo.

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Ingresso: Libero

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