La Discesa dei Candelieri, in dialetto sassarese “Faradda”, si ripete tutti gli anni il 14 Agosto da oltre cinque secoli; è una ricorrenza molto sentita nell’isola e vede ogni anno la partecipazione di circa centomila persone provenienti da tutto il mondo.
Nel 2013 è stata inserita nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, insieme alle altre tre feste delle macchine a spalla d’Italia (la Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Macchina di Santa Rosa di Viterbo).
Alcuni documenti fanno risalire la Faradda al XIII secolo. Sembra che questa prenda spunto da un rito simile che si svolgeva all’epoca a PIsa, dove alcuni fedeli portavano un cero votivo in processione all’interno di tabernacoli in legno. Sassari, al tempo alleata di Pisa, vi partecipava con un’offerta alla Vergine; secondo la leggenda il rito cominciò ad essere praticato anche a Sassari in seguito ad un voto fatto alla Madonna, che nel 1528 aveva posto fine ad un’epidemia di peste.
I veri protagonisti della Discesa sono i Gremi, ovvero i discententi delle antiche corporazioni di arti e mestieri della Sardegna, i quali conducono i candelieri durante il percorso. In genere i candelieri non superano i quattro quintali di peso e si compongono di 3 parti: capitello, fusto e base; il capitello è decorato con dei nastri colorati mentre il fusto, alto circa 3 m e del diametro di 40 cm, riporta l’immagine del santo patrono del Gremio. La base invece è in legno con quattro stanghe, che durante la processione verranno sorrette da otto gremianti. Le celebrazioni hanno inizio all’alba del 14 con la vestizione: ciascun Gremio decora con fiori, ghirlande e bandiere il proprio candeliere; spesso vengono anche aggiunti elementi caratterizzanti il Gremio, per esempio il gremio dei massai e quello dei contadini aggiungono delle spighe di grano, quello dei sarti delle forbici, quello dei calzolai e quello dei fabbri un martello.
La vestizione avviene presso la sede del Gremio o la casa dell’obriere del Candeliere, ovvero il gremiante responsabile del cero votivo. Intorno alle 16 i Gremi si recano nella Piazza di Castello; dopo la messa nella Chiesa del Rosario, alle 18 ha inizio la Discesa verso corso Vittorio Emanuele II. La banda apre la processione seguita dagli undici Candelieri che sfilano in ordine dal più recente al più antico: dei macellai, dei fabbri, dei piccapietre, dei viandanti (antichi trasportatori e venditori ambulanti), dei contadini, dei falegnami, degli ortolani, dei calzolai, dei sarti, dei muratori e dei massai (antichi proprietari terrieri). Durante il percorso gli otto portatori di ciascun cero votivo eseguono una sorta di danza al ritmo del tamburino, facendo girare i candelieri su se stessi e tra la folla, che acclama i gremianti. Si tratta di un’esibizione che richiede uno sforzo fisico enorme da parte di coloro che sotengono i candelieri.
A metà percorso si fa sosta al Teatro Civico, dove anticamente si trovava il Palazzo di Città; qui il Sindaco incontra il gremio dei massai per l’investitura del nuovo obriere maggiore che si occuperà dell’organizzazione del rito l’anno successivo. Poi si svolge “l’intregu”: il sindaco e i gremianti si scambiano le investiture, ovvero la bandiera del gremio e il gonfalone del comune. Infine il sindaco dà inizio al tradizionale brindisi “a zent’anni”. Il corteo prosegue lungo tutto il centro storico della città, percorrendo corso Vittorio Emanuele II. Ogni anno il Gremio dei muratori devia il percorso, dirigendosi verso largo Porta Utzeri, dove in passato vi era uno degli ingressi alla città, da cui era uscito l’ultimo morto di peste. Questo è un augurio a preservare la città da una nuova epidemia. A mezzanotte i Candelieri raggiungono la Chiesa di Santa Maria di Betlem, dove si officia la benedizione eucaristica e lo scioglimento del voto. Nella chiesa entrano prima le autorità cittadine, accolte dal padre guardiano, poi i gremi in ordine inverso rispetto a quello del corteo; anche il gremio dei muratori si ricongiunge con il resto del corteo per i festeggiamenti finali.