Corsa degli scalzi, Cabras

Foto di Alessandro Contu

Corsa degli scalzi, Cabras

Ogni anno, tra Cabras e il piccolo villaggio dei pescatori di San Salvatore di Sinis, ha luogo la festa in onore di San Salvatore.

La festa ha inizio l’ultima settimana di agosto con la processione delle donne cabraresi. Queste, in abito tradizionale sardo, percorrono a piedi nudi la strada di 7 km che va dal centro abitato al villaggio, sorreggendo una statuetta raffigurante Santu Srabadoeddu (il santo bambino).

Il primo sabato di settembre si tiene la Messa nella chiesa di Santa Maria Assunta, dove è custodito il simulacro ligneo di San Salvatore. Il momento più partecipato è la corsa degli scalzi, che ha inizio subito dopo la Messa.

I “curridoris” sono vestini con l’abito della penitenza, il saio bianco legato in vita da un cordone. Preceduti da un portabandiera, corrono a piedi nudi lungo strade asfaltate e sterrate, sorreggendo il simulacro. Sono divisi in quattordici gruppi: sette corrono il primo giorno e gli altri sette il secondo giorno; è la sorte a decidere chi accompagna il santo fino al villaggio e chi lo riporta in paese.

All’arrivo nel borgo di San Salvatore di Sinis, i curridoris sono accolti dalle donne del paese e dai turisti. La domenica il simulacro viene portato in processione per le stradine del villaggio, al suono di launeddas e fisarmoniche, fino alla chiesetta dove si celebra la messa; dopodichè i curridoris riportano la statua in paese, dove prosegue la festa.

La tradizione sembra essere la rievocazione di un episodio avvenuto nel 1619. I cabraresi, per proteggere la statua durante un’invasione dei Mori, si legarono ai piedi dei rami di frasche in maniera tale da sollevare un gran polverone durante la loro corsa per portare in salvo il simulacro. Lo strategemma funzionò: i Mori, convinti di dover affrontare un esercito molto numeroso, si diedero alla fuga.

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Informazioni utili

Ingresso: Libero
Bar: No

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