Mamoiada è un piccolo borgo situato nel territorio della Barbagia di Ollolai, a pochi chilometri da Nuoro e vicino al massiccio del Gennargentu. È il paese dei Mamuthones, maschera tipica del carnevale di Mamoiada e anche uno dei simboli della cultura sarda. Il carnevale di Mamoiada è una delle tradizioni più antiche dell’isola e una delle più sentite ancora oggi.
I Mamuthones indossano abiti in velluto, un’ampia mantella fatta di pelli di pecora o capra e un cappuccio scuro a coprirgli il capo; sulle spalle, legati con delle stringhe di cuoio, portano dei campanacci (“sos sonazzos”) che pesano circa 30 chili, mentre delle campanelle più piccole e leggere gli pendono dal collo. Il volto è coperto da una maschera nera, realizzata con legno di pero, detta “sa visera”, che raffigura un volto dall’espressione sofferente e spaventosa.
Oltre ai Mamuthones però il carnevale di Mamoiada si caratterizza per le maschere degli Issohadores. Questi indossano una camicia bianca di lino, una giubba rossa, calzoni bianchi e uno scialle da donna interamente ricamato. A completare il costume sono i sonagli di ottone e di bronzo che portano a tracolla e la maschera bianca, dalle sembianze umane e meno inquietante rispetto a quella dei Mamuthones; questa maschera è detta “sa visera ‘e santu”. Sulla testa portano poi un cappello (“sa berritta”) sostenuto da un fazzoletto variopinto legato sotto il mento.
Come tutti i carnevali tradizionali della Sardegna ha inizio il 16 gennaio, giorno in cui fanno la prima apparizione delle maschere di Mamuthones e Issohadores. La manifestazione vera e propria si svolge nei tre giorni di carnevale (domenica, lunedì e martedì grasso) per le strade del centro storico del paese.
Durante queste giornate i Mamuthones sfilano in gruppi di dodici, a simboleggiare i dodici mesi che compongono un anno, seguendo il ritmo dettato dagli Issohadores. Ciascuno degli Issohadores tiene in mano un laccio di vimini (detto “sa soha”, da cui il nome della maschera) con cui si cerca di catturare qualcuno che non indossa alcuna maschera così da farlo prigioniero.
In tempi antichi si usava catturare e fare prigionieri alcuni dei membri più ricchi della comunità, gli appartenenti alla nobiltà, per augurare loro tanta fortuna; per sdebitarsi i prigionieri offrivano a tutti i presenti vino e alimenti. Oggi invece si è soliti catturare con questi lacci delle ragazze, per propiziare la fertilità, o ancora le autorità locali per augurare una buona annata alla comunità. I Mamuthones sfilano a passo lento e con un ritmo cadenzato, una sorta di danza che ha come obiettivo quello di allontanare il male.
La sfilata sembra essere la rappresentazione del rito della transumanza, con gli Issohadores che impersonificano i pastori che guidano gli animali durante il percorso dalla montagna alla pianura, anche lanciando delle funi.
Le origini del carnevale di Mamoiada sono ancora oggi oscure. Secondo alcuni potrebbe risalire all’età nuragica e la “danza” eseguita dai Mamuthones potrebbe aver avuto in origine la finalità di propiziare un abbondante raccolto, visto anche il periodo in cui il rito viene eseguito: quando l’inverno sta per lasciare il posto alla primavera. In questo sono anche presenti degli evidenti richiami ai riti dionisiaci che si svolgevano in Grecia in epoca arcaica. Secondo una leggenda inoltre i Mamuthones rappresenterebbero i Mori che furono catturati dai sardi durante alcune scorribande sull’isola.