L’Archivio di Stato di Cagliari venne istituito nel 1332 dal re d’Aragona Alfonso IV, all’interno del Palazzo Regio del Castello di Cagliari. Era l’archivio generale del Regnum Sardiniae e conservava tutti i documenti prodotti dall’amministrazione aragonese. La sua storia è legata agli eventi politici e istituzionali derivati dal susseguirsi nell’isola delle dominazioni catalano-aragonese, spagnola, austriaca e sabauda.
Una svolta decisiva si ebbe nel 1847. In seguito alla “fusione” della Sardegna con lo Stato sabaudo, l’Archivio passò dallo status di generale a quello di provinciale. Seguì anche la necessità di consegnare all’Archivio le carte provenienti dagli uffici soppressi: si realizzò così l’unione della documentazione del periodo spagnolo e sabaudo in un unico istituto chiamato Regi Archivi.
In seguito all’Unità d’Italia, l’istituto cagliaritano ricadde sotto le dipendenze del Ministero dell’Interno, divenendo a tutti gli effetti un Archivio di Stato con competenza provinciale. Dal 1975 è un organo periferico del Ministero della Cultura.
L’edificio in cui l’Archivio ha oggi sede risale agli anni ’20 del Novecento. Rappresentò in quegli anni uno dei primi e apprezzati esempi di edilizia archivistica post-unitaria. Sul piano stilistico risponde ai canoni dell’architettura eclettica.
I fondi archivistici che costituiscono il patrimonio documentario ammontano a circa 9 km di scaffalatura. La formazione del nucleo storico inizia a partire dalla conquista aragonese (1323), con la costituzione del Regnum Sardiniae. Dall’Unità d’Italia in poi l’Archivio ha incrementato il suo patrimonio con il versamento periodico delle carte provenienti dagli uffici periferici statali. Possiede inoltre una notevole documentazione notarile di oltre 10.000 pezzi, formatasi dal XV secolo. Ancora, una raccolta di pergamene di varia provenienza (secc. XIV – XIX) e importanti archivi privati di famiglie e persone acquisiti mediante donazione, compravendita o eredità.