Sa Domo de sa poesia cantada è un polo culturale dedicato alla poesia improvvisata in lingua sarda. È stato inaugurato nel 2020 e ha sede negli ambienti della Casa Aielli di Silanus. Il museo ha avuto origine grazie al lavoro di Paolo Pillonca, che per oltre cinquant’anni ha indagato sui misteri della poesia improvvisata in Sardegna.
L’allestimento si struttura in spazi vivi e animati, luoghi partecipati, in cui il pubblico diventa protagonista. Il percorso didattico-informativo offre un approccio multidisciplinare (con poesia, ritmo, musicalità, immagine), grazie a un sistema multimediale e alla tecnica della simulazione e imitazione. I fruitori possono inoltre mettersi in gioco, effettuare una sorta di gara poetica sia nel museo che con dei contest sul sito internet.
La tradizione della poesia cantata è un fenomeno antichissimo. Si può dire sia comune a ogni popolo, ma in Sardegna ha raggiunto un altissimo livello tecnico e di contenuto. L’improvvisazione poetica nell’Isola rappresenta infatti una sovra-struttura della società agropastorale e uno dei suoi riflessi letterario-musicali.
La poesia orale, a bolu, è interpretata dai cantadores, che si esibiscono nelle piazze in occasione delle feste patronali. La gara poetica consiste in una sfida nella quale ogni artista difende un tema che gli viene assegnato al momento. L’abilità del poeta sta nel saper improvvisare e, in questo modo, trasmettere all’uditorio concetti, valori e soprattutto emozioni. I cantori si affidano completamente all’estro del momento. Tutto dipende da una Dea difficilmente afferrabile che arriva quando vuole, chiamata in sardo Sa Muta, ovvero l’ispirazione. Sa Muta può essere bona o mala, felice o modesta, ed è qui che si nasconde il mistero. Il canonico Spano e Vittorio Angius, scrittori sardi dell’‘800, parlano addirittura di un “dio” disponibile ad esaudire i desideri dei poeti improvvisatori.