La Chiesa campestre di Sant’Antonio in Bore si trova in territorio di Ossi. Sino al XVII secolo era conosciuta come “Sant’Antonio de su crastu ruttu” (lett. ‘del masso caduto’).
Nell’area circostante è stata ritrovata una necropoli romana che ha restituito diversi reperti archeologici, tra i quali corredi funerari del I-III secolo d.C. Nei paraggi inoltre si trova la fertile valle di Briai, dove si può visitare la Necropoli ipogeica Mesu ‘e Monte.
La Chiesa è l’unico elemento architettonico rimasto del villaggio medievale di Briave, spopolatosi verso la fine del XVI secolo.
Lo stile romanico puro è riconducibile alle maestranze di educazione toscana attive nel giudicato di Torres e, in particolare, nella curatoria di Coros nella seconda metà del XII secolo. L’edificio, in conci di arenaria tufacea locale, ha impianto ad aula mononavata con abside a nordest e copertura lignea. L’interno è voltato a botte, soluzione che nel XVII – XVIII secolo fu spesso adottata in sostituzione delle vecchie coperture lignee a capriata.
Esternamente è caratterizzata da zoccolo a scarpa piana, larghe paraste d’angolo e archetti monolitici con ghiera semicircolare tagliata a filo, su peducci perlopiù sgusciati.
Sulla facciata, in asse con il portale architravato, si apre una luce cruciforme. All’interno si trova un’acquasantiera in pietra lavorata, forse risalente al primo impianto dell’edificio.
La chiesa di Sant’Antonio in Bore è raggiungibile percorrendo la strada provinciale 97 che collega Ossi a Florinas.
La Chiesa viene aperta per particolari eventi e il 16 gennaio, in concomitanza con celebrazione del Santo egiziano, il cui riconoscimento è molto diffuso in Sardegna e anche nel territorio di Ossi.