“Sa domu de su ferreri”, acquisita dal Comune di Samatzai, si presenta come un esempio di casa-bottega tipica dell’area campidanese. La bottega del fabbro e la casa furono costruite da Aurelio Carta nel 1904. L’ultimo proprietario è stato Francesco Farris, detto “Chichinu”, morto nel 2002.
La struttura conserva quasi tutti gli elementi originali. La muratura perimetrale è costruita in “làdiri”. Il portone in legno, di antica fattura, è protetto internamente da una tettoia. C’è anche la porticina del laboratorio a due ante in legno, “s’ ‘enna ‘e butega”. Nel cortile, acciottolato, si presentano la caratteristica piattaforma circolare, in lastroni di pietra, utilizzata durante le operazioni di rimessa in forma dei cerchi in ferro delle ruote dei carri, e l’altrettanto caratteristica struttura utilizzata per la ferratura dei buoi, “sa machina ‘e ferrai”.
Nella casa le stanze sono sette. Vi si conservano ancora le strutture, gli oggetti e il mobilio di un tempo. Nel locale di accesso al solaio, “sa domu e sa scaba”, è esposto un antico telaio a mano, risalente alla fine dell’‘800. La bottega sorgeva in posizione strategica, vicino alla piazza principale, dove era più facile avanzare con i carri e vi era un maggiore transito di contadini. Il locale centrale della bottega contiene gli strumenti più importanti del fabbro: la fucina, l’incudine e il banco.
Dal laboratorio, “sa butega”, si accede direttamente al cortile dell’abitazione dove il fabbro ferrava gli animali da lavoro e da sella. Compito del fabbro era inoltre quello di aggiustare e riaffilare vomeri e versòi di aratri, zappe, vanghe, affilare coltelli, forbici da cucito e da potatura, e ancora realizzare graticole, treppiedi, spiedi, etc.