Fra i monti del Sarrabus, a dieci chilometri dal centro municipale di San Vito, si trova la frazione di San Priamo. Col termine frazione si indica un agglomerato di case e costruzioni che, distante dal centro urbano principale, non è dotato di uffici comunali. Il piccolo centro abitato prende il nome da un vicino santuario intitolato a San Priamo, risalente al Mille e successivamente ricostruito. Addossato alla roccia e circondato dal verde, questo è riconoscibile dal portone d’ingresso ligneo che non si apre sulla facciata ma sul fianco orientale dell’edificio.
A poca distanza da questa chiesetta, verso la fine del 1920, fu progettato un villaggio con la funzione di ospitare, con le loro famiglie, gli operai impegnati nei lavori di bonifica della piana del Rio Picocca, di regimentazione delle acque e in generale di sistemazione del comprensorio del Sarrabus nel quadro della politica di sviluppo agricolo del regime fascista. Questo villaggio è noto agli anziani anche come “Villaggio Giurati”: Giovanni Giurati era il Ministro dei Lavori Pubblici (1925-29) del tempo. Il villaggio è un esempio di edilizia rurale caratterizzata da poche abitazioni disposte intorno alla chiesa di Sant’Andrea, ora ristrutturata e ampliata rispetto a quella degli anni ’30.
Inaugurato nel 1933 si estende per circa 15mila metri quadrati. La guerra coinvolse tanti uomini allontanandoli da qui: molti non vi fecero più ritorno e San Priamo, privato di braccia giovani, iniziò un periodo di progressiva decadenza ed abbandono. Attualmente la configurazione del gruppo originario comprende 12 abitazioni, a pianta rettangolare, disposte simmetricamente intorno a un vasto piazzale centrale, in parte occupato dalla chiesa. Gli edifici rimanenti sono caratterizzati da tetti con coperture a falda e padiglione, frontoni a doppio spiovente e finestre con davanzale in pietra. Sono ancora visibili le indicazioni delle originarie destinazioni d’uso di alcuni immobili: Scuola, Dopolavoro, Spaccio viveri, direzione cantiere.