L’edificio di archeologia industriale si trova nella località denominata San Giorgio, che insieme alla vicina Seddas Moddizzis era destinata alla coltivazione dei minerali piombo argentiferi; attività praticata nella zona già nel periodo romano.
Il pozzo di Santa Barbara è costruito nel 1870 su progetto dell’ingegnere Adolfo Pellegrini; l’edificio è realizzato con forme neomedievali, tipiche delle architetture industriali di quegli anni. Il pozzo di compone di due corpi quadrangolari addossati uno all’altro e di diversa dimensione, poggianti su alto zoccolo tronco-piramidale concluso da cornice marcapiano. I corpi sono racchiusi da conci regolari angolari, mentre le alte luci ad arco a tutto sesto sono sottolineate da sopracciglio; l’illuminazione interna del volume maggiore era consentita anche da tre oculi modanati. La copertura a capriate lignee, oggi scomparsa, era nascosta all’esterno dal terminale merlato che conferisce alla struttura l’aspetto di un castello; questo è sottolineato dal camino merlato realizzato in mattoni rossi.
La struttura del pozzo racchiudeva una grossa macchina a vapore, utilizzata per sollevare il minerale estratto e portarlo in superficie. Il grande camino serviva invece a convogliare all’esterno il vapore della macchina. La struttura è utilizzata sino al 1940 quando il filone della miniera di San Giorgio si esaurisce; la denominazione “Sa macchina beccia” risale a questo periodo e si riferisce alla macchina a vapore ormai in disuso.