Una delle visuali più belle di Cagliari è offerta dalla cosiddetta Palazzata di via Roma, la lunga fila di eleganti palazzi che costituiscono il salotto buono della città.
Prima della costruzione dei palazzi, l’area antistante il porto di Cagliari era occupata dai bastioni difensivi spagnoli. A questi erano addossate piccole case, taverne e baracche di pescatori. I bastioni, tuttavia, erano in pessimo stato e la zona era malsana. L’idea di riqualificare l’area la ritroviamo già in uno scritto di William S. Craig, console britannico a Cagliari dal 1846 al 1866, che proponeva l’abbattimento dei bastioni e la creazione di una lunga strada prospiciente il porto, sul modello di quella già presente a Nizza.
L’abbattimento delle mura iniziò nel 1866, quando un Decreto Regio eliminò Cagliari dall’elenco delle città militarmente strategiche. L’operazione dell’abbattimento però durò quasi vent’anni. Emilio Bonfis (pseudonimo di Efisio Bacaredda) nel suo libro Cagliari ai miei tempi del 1884, definì la Cagliari di quegli anni come una “città bombardata”.
Completata la demolizione delle mura, la strada venne inaugurata nel 1883, ma rimaneva da definire la costruzione e la sistemazione dei palazzi. Nel 1892 il piano regolatore del comune fissò le linee guida per la realizzazione dei fabbricati. Questo prevedeva un piano terra porticato, che fungesse da luogo di passaggio per i pedoni.
All’inizio del Novecento, però, quasi nessuno dei palazzi aveva ancora visto la luce, così negli anni Trenta il Comune varò una serie di incentivi e sgravi fiscali per agevolare la costruzione privata. I lavori di costruzione subirono numerose interruzioni, complici anche la Seconda Guerra Mondiale e i bombardamenti alleati del 43 che colpirono duramente la città. I lavori terminarono definitivamente nel 1988.
Rispetto ai progetti iniziali ci furono dei notevoli ridimensionamenti: i palazzi divennero a tre piani, si decise di preservare l’idea del porticato e si cercò di mantenere alcuni stilemi che creassero un senso di continuità architettonica, restituendo però anche un notevole eclettismo nella costruzione.