La chiesa di Nostra Signora di Castro domina sul Campo di Ozieri e le vallate circostanti. Deve il suo nome al “castrum” di età romana le cui rovine sorgono su un colle a circa 2 km di distanza.
Il santuario è costituito dalla chiesa romanica risalente agli anni 1164-1174 e sede di diocesi fino al 1503. Il sito fu forse occupato già dalla preistoria: infatti, si osservano gli ortostati di una tomba di giganti, usati oggi come panche, e un menhir inserito nel muro di cinta. Presso l’abside della chiesa, emergono tracce di antiche mura, attribuibili a un precedente avamposto romano o a un primo impianto cultuale cristiano. Nel cortile sono presenti le antiche cumbessias, ovvero rustici alloggi per pellegrini tipici dei santuari campestri della Sardegna, l’edificio episcopale e un olmo monumentale.
La piccola chiesa è realizzata con facciata in trachite rosa abbellita da un imponente campanile a vela. Al centro si apre il semplice portale, architravato e sormontato da una lunetta, e una finestrella cruciforme. Come la facciata, anche i prospetti laterali e quello absidale sono scanditi da lesene e decorati da archetti pensili.
L’interno, orientato, ha una struttura ad aula unica rettangolare con copertura lignea, terminante con un’abside semicircolare. Qui è collocato un retablo ligneo, databile tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo.
Ai piedi del colle, in località “Sas Ruinas” (le rovine), sorgeva l’antico centro abitato annesso al santuario, abbandonato nel XVI secolo; è poi attestata la presenza di un nuraghe oggi distrutto e poco a valle si conserva un’antica fonte.
Per raggiungere il sito si segue la SS729, fino all’uscita con l’indicazione per Castro. Seguendo la vecchia strada per circa 2 km si raggiunge il santuario.