La basilica sorge nel Bastione di Santa Croce nel quartiere di Castello, nell’area denominata Ghetto degli ebrei.
Infatti, l’edificio nasce come sinagoga della comunità giudaica residente a Castello già dal XIII secolo; tuttavia, con l’espulsione nel 1492 di ebrei e musulmani, voluta da Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia, la struttura è convertita al culto cristiano. Nel 1661 grazie al lascito della nobildonna Anna Brodo dei marchesi di Villacidro, l’edificio è rinnovato e ingrandito; infine nel 1809 il re Vittorio Emanuele I dona la chiesa all’Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, elevandolo a Basilica.
Il prospetto principale si sviluppa in altezza con elementi che richiamano il manierismo; si presenta diviso orizzontalmente da due cornicioni che racchiudono una fascia mediana che riporta lo stemma dei gesuiti. Nell’ordine inferiore si apre il portale sormontato da timpano curvilineo spezzato, che accoglie lo stemma dei Brodo e l’iscrizione che ricorda la donazione.
L’interno si imposta su navata unica voltata a botte con finti cassettoni, realizzati da Ludovico Crespi, e tre cappelle per lato dotate di altari marmorei policromi che espongono i simulacri lignei settecenteschi della Madonna dell’uva e di San Stanislao Kostka, entrambi di fattura napoletana.