Si tratta di un villaggio-santuario costituito da numerose capanne circolari, spesso disposte attorno a un cortile centrale in modo tale da formare abitazioni a corte. Nel sito è presente un tempio a pozzo circondato da un recinto. Lo stato di conservazione attuale del tempio è scarso. In origine, però, a giudicare dai blocchi di trachite e basalto ben lavorati che lo componevano, l’edificio doveva essere simile al famoso tempio nuragico di Su Tempiesu. I conci rimanenti sono infatti sagomati e presentano una forma analoga a quelli della struttura templare di Orune.
Il sito di Abini è divenuto celebre grazie ai ritrovamenti di enormi quantità di reperti metallici avvenuti nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Tra questi manufatti vi erano punte e puntali di lancia, spade votive e frammenti di spade, asce, punte di freccia, pugnali, spilloni, recipienti, manici in bronzo di arredi lignei, un peso di bilancia in bronzo, lingotti di rame, piombo e frammenti di stagno. I reperti che però più catturarono l’attenzione degli scopritori furono i numerosissimi bronzi figurati. Le sculture rappresentano offerenti, sacerdotesse, animali, guerrieri, arcieri, navicelle e esseri mitologici. Alcune di queste piccole sculture sono diventate iconiche, come ad esempio il celebre spadaccino con quattro occhi, quattro braccia e due scudi.
Per raggiungere il sito, percorrendo la SS 131 bis, superata Sedilo uscire al bivio per Olzai – Teti. Proseguire per circa 5 Km e svoltare a destra in corrispondenza del cartello che indica il sito archeologico. Proseguire su questa strada seguendo le indicazioni per circa 4 Km fino alla fine della strada asfaltata. Parcheggiare l’auto nello slargo e aprire il cancello in legno. Procedere a piedi fino al sito sull’unico sentiero presente. Il sito è comunque visibile.