Parco di Tuvixeddu

Cronologia: V sec. a.C – I sec. d.C.

Necropoli di Tuvixeddu, Cagliari

foto di Matteo Tatti

Necropoli di Tuvixeddu, Cagliari

Il Parco di Tuvixeddu è situato sull’omonimo colle, nel popolare quartiere di Sant’Avendrace. Occupa una superficie di circa tre ettari e mezzo in un’area nella quale sono stati trovati reperti che testimoniano insediamenti umani sin dal Neolitico.

Il parco ospita la più grande necropoli fenicio-punica del bacino del Mediterraneo, scavata nella viva roccia calcarea. Attiva a partire dal VI sec. a.C., rimase in uso fino al primo periodo romano imperiale.

Si tratta di una necropoli monumentale caratterizzata prevalentemente da tombe del tipo “a pozzo”. Tali tombe sono costituite da camere ipogee a pianta generalmente rettangolare accessibili attraverso un pozzo verticale a sezione sub-quadrata e profondo da 3 a 7 metri.
Alla base del pozzo un’apertura rettangolare consentiva l’ingresso alla camera. Le lastre di pietra chiudevano l’accesso alle tombe per proteggere i defunti inumati e i ricchi corredi funerari, oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Alcune tombe presentano all’interno semplici motivi decorativi come fasce di colore rosso dipinte sulle pareti. In alcuni casi presentano all’esterno, sopra il portello di accesso, dipinti o scolpiti a bassorilievo, maschere orride o simboli come il disco solare e il crescente lunare.

Due tombe si distinguono per la decorazione interna.
La prima, detta Tomba di Sid o Tomba del guerriero, mostra una nicchia su ciascuna parete ad esclusione di quella in cui si apre l’ingresso. All’interno di ciascuna nicchia è dipinta in rosso la triade betilica. Sulla parte alta delle pareti corre un fregio formato da cerchi bordati di rosso e riempiti di azzurro, sostenuto da pilastri dipinti in rosso sormontati da capitelli a volute. Su una delle pareti è delineato in rosso un personaggio maschile con barba rappresentato in piedi con il capo coperto da un elmo, il petto nudo con i fianchi cinti da un panno, nell’atto di scagliare una lancia. Si pensa che tale personaggio rappresenti un guerriero o la divinità punica Sid, dio cacciatore.

La seconda sepoltura finemente decorata è detta Tomba dell’ureo.  Prende il nome dal serpente sacro agli Egizi rappresentato sulla parete di fronte all’ingresso della cella. Il serpente è alato e sormontato dal disco solare, ai lati compaiono due fiori di loto e due maschere con viso di gorgone. Lungo i bordi della cella corrono fasce di ocra rossa con palmette e ancora fiori di loto.

Dopo il III secolo, i Romani ampliarono la necropoli scavando sepolture a camera, ad incinerazione e a fossa. La fase romana è attestata soprattutto nella parte della necropoli che si affaccia su Viale Sant’Avendrace.
Tra i sepolcri di età romana spicca il colombario detto Tomba di Rubellio. L’epitaffio murato all’ingresso del sepolcro menziona un Caio Rubellio, probabile proprietario del sepolcro.

Una tomba monumentale è invece il sepolcro di Atilia Pomptilla. Si tratta di un ipogeo funerario la cui facciata, scavata nella roccia, riproduce quella di un tempietto in stile ionico composito. La tomba è nota con il nome di Grotta della vipera per la decorazione costituita da due serpenti affrontati scolpiti sull’epistilio. A commissionarla fu suo marito Lucio Cassio Filippo che le dedicò versi pieni d’amore come questi: “Che le tue ceneri , o Pomptilla, fecondate dalla rugiada, germoglino viole, gigli e verdi fronde ove risaltino la rosa, il profumato zafferano ed il seprevivo amaranto. Possa tu, diventare ai nostri occhi il fiore della bella primavera”.

Nel medioevo, con la distruzione della città di Santa Igia, molti sopravvissuti  adattarono le tombe per utilizzarle come abitazioni. In tempi più recenti l’area fu utilizzata prima come cava per la produzione di cemento, poi come rifugio antiaereo durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

A partire dagli anni ’60 del secolo scorso sono iniziate le attività di tutela e recupero da parte della Soprintendenza e con la realizzazione del parco nel 2014 l’area è finalmente diventata di libero accesso.

Gallery

Bibliografia

Bene tutelato

Proprietà: Mista
Tipo provvedimento: Dichiarazione dell’interesse culturale L. 1089/1939, artt. 1, 3, 21
Data provvedimento: 02/12/1996
Istituto competente: Soprintendenza ABAP Cagliari e Oristano

Informazioni utili

Ingresso: Libero
Parcheggio: Si
Accessibilità motoria: Totale

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