A breve distanza dall’abitato di Villanovaforru si trova il nuraghe Genna Maria, situato sulla cima di un’altura all’interno di un parco naturalistico. Il toponimo deriva dal latino Janua Maris, ovvero “Porta del Mare”, che definisce l’antico uso del valico sottostante quale via di comunicazione tra l’entroterra e la costa occidentale.
È il sito archeologico più panoramico della Sardegna. La formidabile vista spazia dal Golfo di Oristano sino al mare di Cagliari, mentre a nord-est si stagliano la Giara di Gesturi e la catena montuosa del Gennargentu. La visuale a 360° permette di contare ben 53 paesi. Considerata la sua rilevante posizione strategica, l’insediamento doveva essere in contatto visivo con almeno un centinaio di altri nuraghi.
Il nuraghe, realizzato nell’età del Bronzo Medio (1750 – 1450 a.C.), si compone di una torre centrale, originariamente alta sei metri, e tre torri laterali. È circondato da un antemurale turrito. Nel suo cortile è presente un pozzo profondo 5 metri. Alla fine dell’età del Bronzo (XI-X sec. a. C.) il nuraghe venne abbandonato. Nella prima età del Ferro (X-IX sec. a.C.), sulle sue rovine, venne realizzato un villaggio di capanne con cortile centrale e laboratori di vinificazione e di piccole fusioni metallurgiche. Intorno all’800 a.C. un devastante incendio distrusse il villaggio e gli abitanti lo abbandonarono definitivamente lasciando tutti i propri utensili.
Tra il IV e il V sec. d.C. il nuraghe divenne un luogo di culto dedicato a una divinità connessa con il ciclo agrario. Lo testimonia il rinvenimento di centinaia di lucerne, incensieri, brucia profumi, specchietti, monete di bronzo e perfino oggetti preziosi, tra i quali una mascherina d’oro, oggi esposti al Museo Archeologico Genna Maria.