Il Museo del Costume è il maggiore museo etnografico della Sardegna.
Costruito nei primi anni Sessanta su progetto dell’architetto Antonio Simon Mossa, appare come un villaggio sardo immaginario. Infatti, sono presenti richiami e citazioni dei diversi moduli costruttivi presenti nell’isola, rappresentando un’antologia dell’architettura tradizionale della Sardegna.
Dopo la costituzione dell’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico) a Nuoro nel 1972, il museo assume la denominazione di Museo della Vita e delle Tradizioni Popolari Sardi e viene annesso all’istituto come strumento di documentazione e ricerca del patrimonio demo-etno-antropologico isolano.
Il Museo, aperto dal 1976, offre una rappresentazione generale della vita tradizionale dell’isola: il lavoro e la festa, i modi dell’abitare e del vestire, la religiosità, l’immaginario popolare, la musica e l’alimentazione. La visita si articola attraverso dieci sale tematiche.
La prima sala costituisce un’introduzione ai momenti storici più salienti che hanno interessato la Sardegna dalla preistoria ad oggi.
La seconda sala ospita una parte della collezione iniziale del Museo e affronta i temi della nascita dell’etnografia e del collezionismo sardi.
Nelle sale successive sono raccontate le principali attività produttive della Sardegna tradizionale: dalla pastorizia all’agricoltura, dalla caccia alla panificazione e alla tessitura.
Il piano superiore ospita, invece, la collezione di costumi tradizionali. È presente la riproduzione di un corteo processionale e di una cappella campestre.
La visita termina nella Sala dedicata al Carnevale Barbaricino, il quale rappresenta una manifestazione dalle radici antichissime.