L’area archeologica di Sant’Eulalia si estende per circa 900 m2 al di sotto della chiesa omonima, nel quartiere della Marina. Sono visibili strutture legate ai mutamenti del centro abitato dal IV a.C. al XIX secolo d.C. In età tardopunica (IV-III a.C.), l’area di Sant’Eulalia era situata in una zona periferica di Krly, nome punico di Cagliari. In tale zona sorgeva un santuario utilizzato sino all’inizio dell’età romano-imperiale (I a.C.).
Intorno al IV-V secolo d.C. l’area divenne un settore abitativo residenziale, servito da un’ampia strada lastricata e da un colonnato. La città, ora detta Karales, aveva il suo fulcro nell’attuale Piazza del Carmine e quindi l’area di Sant’Eulalia apparteneva ad un quartiere orientale. Al VII secolo circa si pone l’inizio di un mutamento urbanistico che comportò l’abbandono dei settori più periferici a causa dell’instabilità dovuta a invasioni marittime. Fu così che tale zona fu lentamente abbandonata e nei secoli ricoperta da accumuli di terra.
Giunti a Cagliari nel 1326, i Catalano-Aragonesi crearono in quest’area un quartiere abitativo ben organizzato, in cui impostarono una chiesa dedicata alla patrona di Barcellona, Sant’Eulalia. Tra il XVII e il XVIII secolo, al di sotto del piano pavimentale dell’edificio, vennero costruite una prima cripta centrale e poco dopo altre cinque famigliari ai suoi lati. Nel 1990, a seguito di lavori nella sacrestia, avvenne la scoperta di una porzione dell’area. Iniziarono così le attività di scavo, che proseguirono per circa vent’anni.
L’area archeologica di Sant’Eulalia fa parte del Sistema Mutseu, insieme al Museo del Tesoro e alle tre chiese di Sant’Eulalia, Santo Sepolcro e Santa Lucia.