Nei primi decenni del 1800 il geografo Alberto de La Marmora attraversò il bosco di Sennixeddu, percorrendo questo sentiero coperto di ossidiana. Ai suoi passi il suono emesso dalle schegge schiacciate evocava quello emesso dagli scarti di vetro di una fabbrica di bottiglie.
Come allora, la superficie del sentiero, denominato Sa Scaba Crobina e la sezione stratigrafica al suo ingresso, evidenziano la quantità del materiale di scarto derivante dall’antica attività di lavorazione del nero vetro vulcanico.
Esso racconta l’intensa attività di trasformazione della risorsa, attuata a partire dal periodo neolitico e perdurata, con modi e forme diverse, fino al periodo nuragico. Due distinte fasi temporali, in particolare, hanno caratterizzato la lavorazione dell’ossidiana a Sennixeddu, lasciando visibili nel sito tonnellate di schegge di scarto. La più antica ricade nel periodo compreso tra 4300 e 3000 anni a.C. circa.
In quest’epoca l’ossidiana, raccolta allo stato naturale, veniva trasformata in manufatti denominati nuclei, preforme destinate allo scambio, anche oltre mare. A partire da essi venivano ricavate le lame, utili supporti per realizzare specifici strumenti. Tra il 1600 e il 1300 a.C. circa, artigiani dell’età del bronzo impiegarono gli scarti delle lavorazioni più antiche per produrre piccoli manufatti di forma lunata, che ritroviamo in molti nuraghi e villaggi isolani.
Per visitare il sentiero rivolgersi al Museo dell’ossidiana.