L’area archeologica è situata a pochi chilometri dall’abitato di Sorso, su un vasto pianoro da cui è possibile ammirare il golfo dell’Asinara. La scoperta del sito, del tutto casuale, risale al 1985 durante i lavori di spietramento per l’impianto di una vigna.
Le indagini archeologiche, effettuate dal 1985 al 1988, hanno permesso di individuare un importante complesso cultuale di epoca nuragica. I dati raccolti permettono di ipotizzare che l’evoluzione dell’architettura del santuario copra un arco temporale che va dal XII al VIII secolo a.C., dai tempi del Bronzo Recenti Finale sino all’Età del Ferro.
Il pozzo, che occupa lo spazio sud-orientale del santuario, è composto da una camera circolare e una scalinata di 14 gradini. All’esterno del monumento sono presenti i resti di un altare a forma cilindrica e, poco distante, un altro edificio costruito ad opera isodoma. Del complesso fanno parte inoltre, un edificio a sviluppo circolare e una profonda cisterna scavata nella roccia.
Risultano di particolare interesse i reperti organici e inorganici recuperati mediante lo scavo. Tra questi: numerosi bronzetti come il guerriero con elmo cornuto che conduce, forse al sacrificio, un ariete legato con una corda; un adepto in atto di preghiera e il modellino di un nuraghe sormontato da una colomba. Ad età romana risalgono lucerne e busti in terracotta di Cerere-Demetra, connessi a culti propiziatori della fertilità, ai cicli della natura e dei raccolti.