La Pinacoteca Nazionale è una delle sedi espositive del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, Istituto del Ministero della Cultura dotato dal 2019 di autonomia speciale.
Si trova nell’antico quartiere di Castello, all’interno della Cittadella dei Musei realizzata tra il 1956 e il 1979 con il recupero del regio Arsenale e delle mura medievali, su progetto degli architetti Libero Cecchini e Piero Gazzola.
Il patrimonio della Pinacoteca comprende la collezione pittorica e la collezione etnografica.
La collezione pittorica copre un ampio arco temporale che va dal 15° al 20° secolo, con qualche incursione nel 21° secolo, un viaggio che parte dalla dominazione spagnola sino ad arrivare ai giorni nostri. I retabli della Pinacoteca, veri e propri protagonisti della raccolta, spaziano dal 1410 circa, con l’opera del barcellonese Joan Mates, al retablo di San Bernardino, datato 1455 e realizzato da Rafael Tomas e Joan Figuera, sino alle prime manifestazioni di una pittura locale sarda rappresentata – tra gli altri ancora anonimi – dal Maestro di Castelsardo (parti del Retablo della Porziuncola) e dal Maestro di Sanluri (Retablo di Sant’Eligio). Si deve sottolineare come questa collezione, vero e proprio ibrido del complesso contesto Mediterraneo, non ha pari con altre collezioni pubbliche italiane.
Nel percorso di visita si possono ammirare, inoltre, i vari esponenti della cosiddetta scuola di Stampace, avviata e guidata dalla famiglia cagliaritana dei Cavaro. Tra questi è nota l’opera di Lorenzo (presente con il Calvario datato 1508), attestato tra il 1500 e il 1528, ma il vero astro della famiglia fu il fratello Pietro Cavaro (documentato tra il 1508 e il 1537), grande artista che riuscì a unire le preziosità iberiche alle novità rinascimentali italiane. Stessa strada fu seguita dal figlio Michele, che tutta la sua vita lavorò a stretto contatto con il padre.
Sono presenti in collezione numerose altre opere che testimoniano i continui scambi della città con altre realtà territoriali: compare la scuola toscana del 15° secolo; quella dell’Italia meridionale e ispano-fiamminga del 16°; e non mancano esempi importanti di opere di contesto genovese, romano, napoletano e veneto dei secoli 17° e 18°. Inoltre, sono esposte opere devozionali come l’importante Reliquario Esquivel, di legni pregiati con eleganti scenette dipinte e incise, e numerosi oggetti di uso liturgico.
A chiudere il percorso cronologico, i secoli successivi sono rappresentati sia da importanti pittori sardi del secolo scorso, che hanno come tema ricorrente la ricerca della quotidianità nella rappresentazione della vita nei campi o dei costumi tipici; sia dal più vicino contemporaneo, con opere di artisti ancora in attività.
La collezione etnografica, invece, si formò negli anni ’20 del Novecento, grazie alla sensibilità del Soprintendente Antonio Taramelli che seppe comprendere l’importanza di raccogliere e conservare tutte quelle testimonianze che venivano definite “arte minore” o “arte popolare”. Fanno parte di questa sezione: tessuti, gioielli, armi, arredo domestico e cestini della tradizione sarda.