La necropoli è costituita da 18 domus de janas situate nel versante sud-occidentale del costone trachitico delimitante l’altipiano di Pranu Oschiri. Gli ipogei sono scavati su tre livelli orizzontali sovrapposti, per un’altezza massima di m 3 sul piano di campagna. Le tombe erano raggiungibili grazie a tacche o pedarole incise nel balzo roccioso. Un accurato sistema di canalette convogliava le acque piovane ai lati delle tombe, preservando decorazioni, salme e corredi funebri dall’umidità e dal degrado.
Le sepolture si distinguono in impianti planimetrici semplici (monocellulari, bicellulari, a “T”) o pluricellulari. Queste ultime hanno un’anticella che generalmente precede un vano sul quale si impostano le celle laterali. Le celle avevano una funzione funeraria, mentre nell’anticella si praticavano i culti e i rituali funebri.
Le tombe, scavate negli anni ’70 del Novecento, restituirono un’alta concentrazione di petroglifi e figurazioni artistiche, mettendo in luce anche livelli di frequentazione di età nuragica, romana ed alto-medievale. Tra tutte si distingue la tomba IX, detta anche “sa tumba de su re“; essa si distacca nettamente dalle altre per la presenza in facciata di una stele centinata del tipo presente nelle tombe di giganti. La stele fu scolpita in tempi successivi allo scavo dell’ipogeo, nel Bronzo antico, sfruttando lo spazio di una precedente anticella.
Gli interni delle domus sono ricchi di elementi architettonici che riproducono la dimora terrestre: soffitti, fasce in rilievo, colonne, pilastri, lesene, focolari. Abbondano decorazioni e simboli della religiosità neolitica: la pittura in ocra rossa, il motivo della falsa porta che simboleggia l’ingresso nell’oltretomba, le corna e le protomi taurine rese a bassorilievo e colorate in rosso o incise.